Le pagine di atterraggio (landing page, nel gergo) in Google Ads rappresentano un aspetto fondamentale perché influenzano il cosiddetto tasso di conversione e dunque il successo della pubblicità.
Per tasso di conversione intendo la percentuale di volte in cui l’obiettivo è portato a termine.
L’obiettivo a cui mi riferisco può essere di varia natura:
- l’acquisto di un prodotto fisico, nel caso di un eCommerce
- l’acquisto di un prodotto digitale, come un eBook o un video corso, o la sottoscrizione a un abbonamento (le famose membership, nel gergo)
- la compilazione di un modulo di contatto per la richiesta di informazioni o – meglio ancora – di un preventivo, nel caso di professionisti o per attività che vendono prodotti personalizzati
- l’avvenuta telefonata al professionista per fissare un appuntamento
Non basta avere una landing page e ottenere traffico con Google Ads: è fondamentale che questa pagina di atterraggio spinga il visitatore a compiere l’azione desiderata, ovvero – in soldoni – sborsare quattrini o contattarti per farlo!
Come si dice tra addetti ai lavori, “la landing page DEVE convertire!”
Qui sotto elencherò altre questioni spinose che dovresti tenere a mente se vuoi cimentarti in autonomia con le pagine di atterraggio delle tue campagne Google Ads, senza rivolgerti a me o a un altro professionista
Indice dei contenuti
La Landing Page è Troppo Generalista
Molti inserzionisti su Google Ads (ex Google AdWords) utilizzano indiscriminatamente la home page del proprio sito come pagina di atterraggio per le proprie campagne pubblicitarie, ma molto spesso questo è un errore.
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La pratica migliore, invece, è quella di creare pagine di atterraggio specifiche per le campagne Google Ads.
Eventualmente nascoste all’interno del sito, non presenti nel menu, in modo che non siano raggiungibili in nessun’altra maniera se non attraverso il clic sull’annuncio a pagamento.
Contenuti della Landing Page Inadeguati
Come già anticipato non è sufficiente fare un ottimo lavoro con la creazione degli annunci e con le impostazioni di Google Ads: è infatti necessario generare una landing page adeguata, in grado di convertire.
E no, non basta un modulo di contatto buttato lì a casaccio!
Ecco ad esempio qualche raccomandazione:
- Utilizza un modulo di contatto e chiamata all’azione coerente col resto del contenuto.
Tradotto, evita il classico modulo col bottone “Invia/Contattami” grigio usato da tutti.
Ad esempio la mia call to action principale si basa sulla chiamata al numero verde per ottenere 30 minuti di consulenza gratuita 🙂 - Presta attenzione al titolo e ai sottotitoli della pagina di atterraggio.
Ricorda che gli utenti cercano su Google la soluzione a un’esigenza con un termine specifico: dopo aver fatto clic sul tuo annuncio di Google Ads si aspetteranno di trovare una soluzione o quanto meno una descrizione di ciò che il tuo servizio/prodotto può fare per risolvere quel problema.
Dunque il titolo e il contenuto della tua landing page dovrebbero essere in linea con questa aspettativa - Dimensione della pagina di atterraggio.
Non va bene avere un contenuto molto ampio né troppo striminzito. (sebbene tra i due estremi io preferisca il primo, posto che dipende da caso a caso)
L’equilibrio, si sa, è la chiave. - Sfrutta immagini e video.
I contenuti multimediali arricchiscono le landing page se combinati opportunamente con le porzioni testuali
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Alta Frequenza di Rimbalzo nella Landing Page
Come sappiamo, la frequenza di rimbalzo segnalata in Google Analytics – combinata al tempo di permanenza – ci guida e ci fa capire se gli utenti che fanno clic su un annuncio abbandonano il sito immediatamente o se invece navigano all’interno del sito
Se la frequenza di rimbalzo è alta – e se il tempo di permanenza è minimo – c’è comprensibilmente da preoccuparsi
La soluzione è analizzare il traffico ricevuto dalla pagina di atterraggio: bisogna controllare le parole e frasi effettivamente digitate su Google dagli utenti che sono arrivati nel sito (query di ricerca, nel gergo), e poi fare tutte le considerazioni del caso sulla coerenza dei contenuti presenti nella landing page.
Ad esempio, l’utente ha digitato di Google “tagliaerba inceppato” ma – complice una campagna non settata al top e un annuncio non propriamente mirato – è arrivato su una classica pagina di vendita stile eCommerce.
Deluso, ha abbandonato subito il sito, facendoti per altro spendere i soldi del clic per niente: questo perché stava probabilmente cercando informazioni su come sistemare il tagliaerba inceppato e non un nuovo tagliaerba da comprare!
Più in generale ricordati di aggiungere sempre video e/o immagini e assicurati di avere anche il menu sulla pagina di atterraggio: magari non metterlo in evidenza (ad esempio lo puoi far comparire nel footer, ovvero la fascia terminale del sito) in modo tale che l’utente sia invogliato a proseguire nell’esplorazione del sito senza scappare via immediatamente e senza però distrarre troppo dalla lettura del corpo principale della landing page.
(per altro sopra avevo già citato il menu: il fatto che una landing sia nascosta e non presente nel menu non deve affatto implicare che il menu non sia presente all’interno della landing!)
Caricamento Lento della Landing Page
Collegato alla frequenza di rimbalzo, è il tema del caricamento lento della pagina di atterraggio: se è lento e macchinoso, l’utente potrebbe decidere di abbandonare la visita molto presto!
E d’altra parte la velocità di caricamento della landing page influisce sul punteggio qualità interno a Google Ads e, dunque, sul costo dei tuoi clic: questo perché, ricordiamolo, Google vuole garantire un’esperienza di livello a tutti i suoi utenti.
(così gli utenti continueranno ad usare Google e far fare dindini a Google stesso..!)
Per testare la velocità delle pagine del tuo sito, inclusa la/le landing page che usi per Google Ads, puoi adoperare il Page Speed Insights di Google e/o PingDom: entrambi sono gratuiti ed estremamente intuitivi.
Una volta effettuata la loro scansione, ti segnaleranno entrambi le problematiche maggiori.
Senza scendere nei dettagli, è probabile che tu stia usando un’infrastruttura pesante, con plugin e JavaScript di troppo.
In generale riduci al minimo il sito!
“Less is more” – “meno è meglio” – dicono gli statunitensi!
Spero che questa panoramica sia stata di tuo gradimento.
Se hai domande o contributi da voler condividere, sentiti libera/o di scrivere nell’area commenti qui sotto!
Alla prossima!
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